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Doc Hollywood 1. L'inizio di tutto


di Aeter78
06.08.2021    |    70    |    0 6.0
"È lui a parlare per primo: “Benvenuto..."
Sono agitato, lo confesso.
È un po’ di tempo che non mi capitava una situazione simile, e, come sempre, l’agitazione c’è. Cosa succederà? In che direzione si muoveranno gli eventi? Impossibile dirlo, abbiamo lasciato la porta aperta a ogni eventualità, senza programmare nulla. Solo che si vuol passare un po’ di tempo in compagnia per stare bene.
È iniziato quasi per gioco da un mio apprezzamento, molto composto, ma eloquente, a una foto su un sito “per adulti”. Di lì una battuta, una chiacchiera, una provocazione… e alla fine la decisione di vedersi per guardarsi negli occhi.
Si era deciso per un caffè, poi diventato un aperitivo al bar, che è poi diventato aperitivo in casa.
Sono stato invitato a casa loro.
Aiutato dalle mappe individuo il civico. Faccio un giro dell’isolato, senza motivo, mi da solo un po’ più di sicurezza. Parcheggio. Prendo la bottiglia ancora decentemente fredda di franciacorta che ho preso, mi avvicino al campanello e suono.
Una voce maschile neutra mi apre e mi fornisce le indicazioni per arrivare alla porta dell’appartamento.
Arrivo e, come da accordi, trovo la porta socchiusa. Devo salire le scale al buio aiutandomi con la luce dell’iPhone, non vogliamo fare troppa pubblicità coi vicini.
Entro, una musica di sottofondo ammorbidisce l’atmosfera, il mio olfatto percepisce un aroma floreale nell’aria.
La luce mi guida in una stanza con un ampio divano bianco.
Lei è seduta lì. Un abito rosso molto elegante, le spalle nude e i seni fasciati dalla stoffa. I capelli raccolti strettissimi, un rossetto rosso matt in tinta col vestito e le scarpe, ovviamente con un tacco spettacolare, che non manca di far risaltare sfruttando le gambe accavallate e dondolando lentamente il piede sospeso.
Inutile, ma doveroso, dire: una visione.
Dalla parte opposta, seduto sul bordo del tavolino il suo compagno. Un bel ragazzo, distinto, coi lineamenti decisi ma non squadrati, più giovane di me, ma che sembra più maturo.
È lui a parlare per primo: “Benvenuto. Siamo contenti tu sia potuto venire. Devo, però, darti una cocente delusione. Come puoi ben vedere, lei si è messa il vestito rosso e, quando lo indossa, significa che ha voglia di giocare. Pensi ti possa star bene?”, guarda lei, poi guarda me.
Guardo lei, poi guardo lui e annuisco sorridendo. Non mi aspettavo che le cose prendessero una piega del genere, “Mi sta bene, per ora. Avrei piacere di conoscere il gioco e le sue regole, ma, per cortesia, prima apriamo questa bottiglia e brindiamo senza far scaldare troppo il vino, se vi sta bene…” guardandola.
“Una buona idea”, e così dicendo, lei si alza muovendo l’aria col suo corpo, i suoi movimenti sono lenti, flessuosi, sensuali, il suo passo deciso ed elegante. In pochi istanti torna a sedere appoggiando tre bicchieri sul tavolino.
Un veloce brindisi a noi e lui riprende, si vede che è ansioso di iniziare.
“Vedi, nonostante quello che si possa pensare, siamo una coppia in crisi. Non riusciamo più ad avere quel coinvolgimento fra di noi. Anzi, lei non riesce più a soddisfarmi come una volta, sembra bloccata. Per questo abbiamo chiamato uno “specialista” come te, una persona che possa aiutarci, aiutarla a ritrovare il piacere.”
“Ecco, questo è il gioco che voglio. Che tu finga di essere un dottore che è qui per aiutarmi a essere più libera e disinibita con lui. Cosa puoi fare? Non lo so, sei tu “lo specialista”. I confini? Dipendono da come saprai impostare la tua terapia, nel farmi sentire a mio agio, appagata e apprezzata e libera e disinibita”, spiega lei, calcando ogni “e” pronunciata in attesa di quella successiva, “il gioco è questo: sarai in grado di farmi fare quello che vorresti tu? Ma all’interno della nostra chimica di coppia…? Te la senti di provare?”, lanciandomi un’occhiata che, credo, mi abbia strappato i boxer da dosso.
“Bene. Signora, signore”, li guardo con distacco mentre mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta, “ritengo, dopo quello che avete detto, che purtroppo”, e mentre pronuncio queste parole continuo nella direzione da cui sono entrato immaginando l’espressione di disappunto sui visi, “dobbiate iniziare a darmi del lei, dato che dobbiamo mantenere un certo distacco “professionale”, e mentre pronuncio queste ultime parole mi volto e fissandola negli occhi facendola sentire nuda, torno davanti a loro nel salotto.
“Ora che è tutto chiaro, credo sia giunto il momento di iniziare.”, pronuncio perentorio con un gran sorriso.
Ho fatto bene a portare qualche “attrezzo del mestiere” oltre al vino!
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